Una disciplina sportiva vale quanto valgono gli arbitri che ne dirigono l'attività anche perché senza regole e senza arbitri che le facciano vivere non c’è, letteralmente, disciplina sportiva.
Per far questo occorre creare una classe arbitrale in grado di dare credibilità alla competizione sportiva.
L'arbitraggio, infatti, consiste nel verificare prima l'attitudine (propria) che permette di arbitrare il proprio figlio, il proprio amico o il proprio allievo senza favorirlo. né danneggiarlo.
Questa capacità deve prevedere un’alta qualità tecnica, ma anche grande qualità morale, senza le quali qualsiasi arbitro è destinato a perdere serenità e sicurezza.
In questa fattispecie possono esservi ottimi arbitri, naturalmente dotati di autorevolezza, velocità di giudizio, padronanza tecnica e arbitri inesperti ma moralmente dotati e, dunque, comunque destinati a diventare bravi arbitri
C’è poi la fattispecie di arbitro di scarsa personalità, di solito compiacente verso "le personalità" , che favorisce certi atleti danneggiando gli altri.
Tali arbitri sono il vero danno delle discipline che sono chiamati a dirigere. Talvolta sono persino dotati tecnicamente, e perciò ancora più censurabili, perché oltre a danneggiare l'intero movimento danneggiano atleti che si allenano duramente e che dovrebbero essere giudicati con serenità.
Evidentemente questi giudici/arbitri non hanno mai versato una stilla di sudore sopra un campo, una palestra, un tatami e non conoscono il valore morale dello sport e sicuramente nella vita civile fuori dello sport. Inaffidabili come cittadini, come arbitri e dunque come uomini.
Compito delle Federazioni è quello di rivolgere particolare attenzione a questo movimento e le commissioni che sono chiamate a istruire e a creare gli elenchi che solitamente sono divisi in regionali, nazionali e internazionali hanno il dovere di verificarne la capacità, l’onestà e la volontà di migliorarsi isolando e via via escludendo coloro che non riescono a migliorarsi o che non danno prova di rettitudine.
Il compito dovrebbe riguardare anche i comitati regionali che hanno il polso di tutti gli arbitri/giudici che lavorano in regione.
Sempre le qualificazioni per le finali nazionali passano attraverso il giudizio degli arbitri regionali e non mi è mai capitato di vedere i commissari che sono preposti a formare, correggere o sovvertire giudizi errati o addirittura falsati. Capisco che le aree di combattimento sono molte e una persona sola non può arrivare dappertutto, comunque non credo che un commissario di gara esperto e attento non si crei un giudizio su quelli cui è chiamato ad osservare e bisognerebbe impedire a coloro che non ne hanno la qualità di fare carriera coperti da dirigenti compiacenti.
Ovviamente nelle finali nazionali dove la tecnologia dà un supporto i giudizi sono molto più aderenti (non sempre) a quanto si è visto sul tatami ma questo sistema deresponsabilizza in parte l'arbitro e nè limita la crescita ma penso che a visionare quanto è accaduto sarebbe diritto degli allenatori di essere chiamati senza diritto di commento davanti al monitor.
IL RONIN
A.D.F
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Per far questo occorre creare una classe arbitrale in grado di dare credibilità alla competizione sportiva.
L'arbitraggio, infatti, consiste nel verificare prima l'attitudine (propria) che permette di arbitrare il proprio figlio, il proprio amico o il proprio allievo senza favorirlo. né danneggiarlo.
Questa capacità deve prevedere un’alta qualità tecnica, ma anche grande qualità morale, senza le quali qualsiasi arbitro è destinato a perdere serenità e sicurezza.
In questa fattispecie possono esservi ottimi arbitri, naturalmente dotati di autorevolezza, velocità di giudizio, padronanza tecnica e arbitri inesperti ma moralmente dotati e, dunque, comunque destinati a diventare bravi arbitri
C’è poi la fattispecie di arbitro di scarsa personalità, di solito compiacente verso "le personalità" , che favorisce certi atleti danneggiando gli altri.
Tali arbitri sono il vero danno delle discipline che sono chiamati a dirigere. Talvolta sono persino dotati tecnicamente, e perciò ancora più censurabili, perché oltre a danneggiare l'intero movimento danneggiano atleti che si allenano duramente e che dovrebbero essere giudicati con serenità.
Evidentemente questi giudici/arbitri non hanno mai versato una stilla di sudore sopra un campo, una palestra, un tatami e non conoscono il valore morale dello sport e sicuramente nella vita civile fuori dello sport. Inaffidabili come cittadini, come arbitri e dunque come uomini.
Compito delle Federazioni è quello di rivolgere particolare attenzione a questo movimento e le commissioni che sono chiamate a istruire e a creare gli elenchi che solitamente sono divisi in regionali, nazionali e internazionali hanno il dovere di verificarne la capacità, l’onestà e la volontà di migliorarsi isolando e via via escludendo coloro che non riescono a migliorarsi o che non danno prova di rettitudine.
Il compito dovrebbe riguardare anche i comitati regionali che hanno il polso di tutti gli arbitri/giudici che lavorano in regione.
Sempre le qualificazioni per le finali nazionali passano attraverso il giudizio degli arbitri regionali e non mi è mai capitato di vedere i commissari che sono preposti a formare, correggere o sovvertire giudizi errati o addirittura falsati. Capisco che le aree di combattimento sono molte e una persona sola non può arrivare dappertutto, comunque non credo che un commissario di gara esperto e attento non si crei un giudizio su quelli cui è chiamato ad osservare e bisognerebbe impedire a coloro che non ne hanno la qualità di fare carriera coperti da dirigenti compiacenti.
Ovviamente nelle finali nazionali dove la tecnologia dà un supporto i giudizi sono molto più aderenti (non sempre) a quanto si è visto sul tatami ma questo sistema deresponsabilizza in parte l'arbitro e nè limita la crescita ma penso che a visionare quanto è accaduto sarebbe diritto degli allenatori di essere chiamati senza diritto di commento davanti al monitor.
IL RONIN
A.D.F
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