Recentemente, in una finale nazionale, un atleta della nostra Associazione, sbagliando, ma ritenendosi danneggiato da una decisione arbitrale, è sceso dal tatami non aspettando il verdetto dell’arbitro e non salutando, così recita l’immancabile deferimento al Giudice Sportivo. Ho molto apprezzato l’atteggiamento dei responsabili della nostra Associazione che hanno tentato di dissuadere l’atleta da un simile atteggiamento e che si sono scusati con il giudice di gara.
La nostra decisione di punire l’atleta con due mesi di sospensione dall’attività fa il paio con la sentenza del Giudice Sportivo che ha inflitto due mesi di squalifica al nostro atleta.
Fin qui tutto regolare, l’esempio che abbiamo dato spero sia recepito da tutti i nostri atleti, ma, purtroppo c’è un ma, in una finale Nazionale si è visto di peggio, (molto peggio). Un atleta, dopo il verdetto, ha preso a calci i tabelloni insultando l’arbitro, ma quel che è ancora più grave è l’atteggiamento dei tecnici dell’atleta che, anziché richiamarlo, hanno anche loro insultato dando in escandescenze supportati dai loro iscritti sulle tribune.
Nella stessa gara, un altro tecnico, ritenendosi danneggiato dal verdetto arbitrale è saltato giù dalle tribune dando in escandescenze. Nella sentenza del giudice sportivo c’è stato un richiamo a questo tecnico mentre non vi è traccia di deferimento per il primo caso, la giustificazione sembra essere che sia l’atleta che i tecnici dopo, “sembra”, abbiano chiesto scusa.
La domanda è d’obbligo, basta chiedere scusa dopo un atteggiamento di una violenza inaudita? Basta chiedere scusa dopo che i tecnici hanno dato un simile insegnamento ai propri allievi che di conseguenza, come è già successo, si comporteranno nella maniera come si è comportato il loro insegnante? Non voglio chiamarlo maestro.
Penso che un insegnante di Judo, ma non solo di Judo, abbia il compito da maestro, quello di colui che non deve limitarsi ad insegnare tecniche di combattimento, ma deve anche insegnare il comportamento la disciplina e il rispetto delle regole. Penso che un arbitro può sbagliare in buona fede ma un tecnico che sbaglia vuol dire che non ha capito nulla della nostra filosofia ed è pericoloso per tutto il movimento ma anche per i ragazzi che gli sono affidati.
Dopo lo sport, dopo le gare c’è la vita e questa non fa sconti a chi non si sa comportare, la scuola, il lavoro, la vicinanza con le altre persone tutto tiene conto del comportamento e alla fine gli errori si pagano.
Io penso che l’atteggiamento giusto dei sopra citati tecnici sia quello di chiedere scusa ai genitori del ragazzo per il cattivo esempio che è stato a lui dato, ma questo comporta una umiltà che non credo sia nelle loro corde.
In ultima analisi, io penso, che ci sia un comportamento non adeguato anche degli organi Federali che hanno punito (giustamente) prima, poco in un altro caso e infine non hanno preso nessun provvedimento e quindi ci sono oltre che cattivi maestri, (FIGLI E FIGLIASTRI).
IL RONIN
A.D.F.
La nostra decisione di punire l’atleta con due mesi di sospensione dall’attività fa il paio con la sentenza del Giudice Sportivo che ha inflitto due mesi di squalifica al nostro atleta.
Fin qui tutto regolare, l’esempio che abbiamo dato spero sia recepito da tutti i nostri atleti, ma, purtroppo c’è un ma, in una finale Nazionale si è visto di peggio, (molto peggio). Un atleta, dopo il verdetto, ha preso a calci i tabelloni insultando l’arbitro, ma quel che è ancora più grave è l’atteggiamento dei tecnici dell’atleta che, anziché richiamarlo, hanno anche loro insultato dando in escandescenze supportati dai loro iscritti sulle tribune.
Nella stessa gara, un altro tecnico, ritenendosi danneggiato dal verdetto arbitrale è saltato giù dalle tribune dando in escandescenze. Nella sentenza del giudice sportivo c’è stato un richiamo a questo tecnico mentre non vi è traccia di deferimento per il primo caso, la giustificazione sembra essere che sia l’atleta che i tecnici dopo, “sembra”, abbiano chiesto scusa.
La domanda è d’obbligo, basta chiedere scusa dopo un atteggiamento di una violenza inaudita? Basta chiedere scusa dopo che i tecnici hanno dato un simile insegnamento ai propri allievi che di conseguenza, come è già successo, si comporteranno nella maniera come si è comportato il loro insegnante? Non voglio chiamarlo maestro.
Penso che un insegnante di Judo, ma non solo di Judo, abbia il compito da maestro, quello di colui che non deve limitarsi ad insegnare tecniche di combattimento, ma deve anche insegnare il comportamento la disciplina e il rispetto delle regole. Penso che un arbitro può sbagliare in buona fede ma un tecnico che sbaglia vuol dire che non ha capito nulla della nostra filosofia ed è pericoloso per tutto il movimento ma anche per i ragazzi che gli sono affidati.
Dopo lo sport, dopo le gare c’è la vita e questa non fa sconti a chi non si sa comportare, la scuola, il lavoro, la vicinanza con le altre persone tutto tiene conto del comportamento e alla fine gli errori si pagano.
Io penso che l’atteggiamento giusto dei sopra citati tecnici sia quello di chiedere scusa ai genitori del ragazzo per il cattivo esempio che è stato a lui dato, ma questo comporta una umiltà che non credo sia nelle loro corde.
In ultima analisi, io penso, che ci sia un comportamento non adeguato anche degli organi Federali che hanno punito (giustamente) prima, poco in un altro caso e infine non hanno preso nessun provvedimento e quindi ci sono oltre che cattivi maestri, (FIGLI E FIGLIASTRI).
IL RONIN
A.D.F.