Parafrasando il titolo dal noto romanzo di John Steinbeck, intendo sottolineare qual che distingue l’uomo dal topo. Non che il topo non sia da rispettare,. Nella concezione Buddista qualsiasi essere vivente dall’uomo al più insignificante insetto ha diritto alla vita e al rispetto della sua esistenza, ma io qui intendo come topo l’uomo/topo quell’essere che come il topo non ha un concetto coraggioso della vita ma solo il concetto della sopravvivenza, sopravvivenza soprattutto, sopravvivenza ad ogni costo.
L’uomo ha nell’intelligenza e nel sentimento tutte quelle doti che ne fanno il primo, e non unico, figlio di Dio e dell’universo che lo circonda. Esso è uscito dalla condizione animale a quella di essere pensante, esso è l’unico essere vivente che fuori dall’istinto è protagonista della propria esistenza, esso è in grado di decidere per il proprio futuro e sopra ogni cosa è il coraggio ragionato che ne fa il costruttore del proprio futuro. L’uomo ha nella solidarietà per gli altri quello stimolo che gli permette di avere sempre il concetto di quello che è giusto da quello che non lo è.
L’uomo, quello con la schiena dritta, ha come primo dovere il rispetto di se stesso per avere il rispetto di tutto il resto della sua comunità.
L’uomo/topo vive sempre e quasi sempre e quasi sempre soccombe come subalterno al resto della società. Esso approfitta sempre delle occasioni favorevoli per la propria esistenza e carriera guardando ogni simile come un possibile rivale e quindi un pericolo per il suo status quo. La paura è il sentimento che lo accompagnerà per tutta la sua esistenza e guarda con accortezza ad ogni possibile cambiamento che costituisca una qualche incertezza pronto ad “abbandonare la nave” quando questa è in pericolo.
L’uomo/topo non ha nessun concetto di solidarietà di amicizia, di civile convivenza e di giustizia, la sua unica, vera abilità è quella di sapersi mimetizzare.
L’uomo/topo è nella scala sociale all’ultimo gradino.
Allora cosa unisce il topo con l’uomo/topo? La risposta è semplice la paura. Il Manzoni fa dire a don Abbondio:”Il coraggio se uno non c’è la non se lo può dare.” Verissimo la paura ha da sempre ha accompagnato l’uomo, quello vero, dalla nascita alla morte ma la sua vera forza è la vittoria sulla paura.
IL RONIN
Alberto Di Francia
L’uomo ha nell’intelligenza e nel sentimento tutte quelle doti che ne fanno il primo, e non unico, figlio di Dio e dell’universo che lo circonda. Esso è uscito dalla condizione animale a quella di essere pensante, esso è l’unico essere vivente che fuori dall’istinto è protagonista della propria esistenza, esso è in grado di decidere per il proprio futuro e sopra ogni cosa è il coraggio ragionato che ne fa il costruttore del proprio futuro. L’uomo ha nella solidarietà per gli altri quello stimolo che gli permette di avere sempre il concetto di quello che è giusto da quello che non lo è.
L’uomo, quello con la schiena dritta, ha come primo dovere il rispetto di se stesso per avere il rispetto di tutto il resto della sua comunità.
L’uomo/topo vive sempre e quasi sempre e quasi sempre soccombe come subalterno al resto della società. Esso approfitta sempre delle occasioni favorevoli per la propria esistenza e carriera guardando ogni simile come un possibile rivale e quindi un pericolo per il suo status quo. La paura è il sentimento che lo accompagnerà per tutta la sua esistenza e guarda con accortezza ad ogni possibile cambiamento che costituisca una qualche incertezza pronto ad “abbandonare la nave” quando questa è in pericolo.
L’uomo/topo non ha nessun concetto di solidarietà di amicizia, di civile convivenza e di giustizia, la sua unica, vera abilità è quella di sapersi mimetizzare.
L’uomo/topo è nella scala sociale all’ultimo gradino.
Allora cosa unisce il topo con l’uomo/topo? La risposta è semplice la paura. Il Manzoni fa dire a don Abbondio:”Il coraggio se uno non c’è la non se lo può dare.” Verissimo la paura ha da sempre ha accompagnato l’uomo, quello vero, dalla nascita alla morte ma la sua vera forza è la vittoria sulla paura.
IL RONIN
Alberto Di Francia